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Scheda
Soggetto:
Philip K. Dick
Sceneggiatura:
Scott Frank, Jon Cohen
Regia:
Steven Spielberg
Prodotto da:
CRUISE/WAGNER PRODUCTIONS, BLUE TULIP PRODUCTIONS, DREAMWORKS SKG, RONALD SHUSETT/GARY GOLDMAN
Distribuito da:
20TH CENTURY FOX
Edizione italiana:
SEFIT-CDC
Dialoghi italiani:
MARCO METE
Direttore del Doppiaggio:
MARCO METE
Assistente al doppiaggio:
IVANA FEDELE
Fonico di doppiaggio:
SANDRO GALLUZZO
Voci:
Tom Cruise:
ROBERTO CHEVALIER
Colin Farrell:
FABIO BOCCANERA
Max von Sydow:
GIANNI MUSY
Lois Smith:
RITA SAVAGNONE
Samantha Morton:
ILARIA STAGNI
Jason Antoon:
ROBERTO PEDICINI
Kathryn Morris:
PINELLA DRAGANI
Peter Stormare:
DARIO PENNE
Daniel London:
ORESTE BALDINI
Tim Blake Nelson:
PINO AMMENDOLA
Neal McDonough:
DANILO DE GIROLAMO
Steve Harris:
CLAUDIO FATTORETTO
Arye Gross:
MINO CAPRIO
Ashley Crow:
ANNA RITA PASANISI
Mike Binder:
GIANLUCA TUSCO
Patrick Kilpatrick:
NINO PRESTER
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dialoghi italiani |
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direzione del doppiaggio |
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Minority Report è uno di quei film che attraverso imponenti scenari e sequenze mozzafiato riesce a catapultare lo spettatore in un’altra dimensione. Ci troviamo a Washington D.C. nel 2054. La polizia è riuscita a cancellare gli omicidi grazie ad un sistema chiamato “precrimine”, che consente di arrestare gli assassini ancor prima che abbiano commesso un omicidio. Tale arresto “preventivo” viene effettuato sfruttando le capacità extrasensoriali di tre individui “precognitivi”, in grado di conoscere il luogo e l’ora esatta in cui verrà compiuto l’omicidio diverse ore prima che questo avvenga. Il fatto che il regista, Steven Spielberg, abbia deciso di narrare l’avventura del poliziotto protagonista (Tom Cruise) attraverso scene ad alto impatto visivo, facilità di certo l’adattamento di questo film per il mercato italiano. I dialoghi, infatti, passano spesso in secondo piano rispetto all’azione e presentano come unica evidente difficoltà l’uso ricorrente di termini futuristici puramente inventati. Spielberg si è servito di un team di futurologi per creare gli scenari e immaginare le tecnologie di un 2054 plausibile. Troviamo quindi strumenti e dispositivi dai nomi più disparati, la cui traduzione non era del tutto immediata. In alcuni casi si è deciso di non tradurli affatto, come nel caso del termine «pre-cog», senz’altro da preferire all’italiano «precognitivi» sia perché un anglicismo è del tutto accettabile in questo contesto, sia perché il termine inglese è molto più corto e quindi si adatta più facilmente al labiale. In altri casi ha prevalso la creatività: i «sick-sticks», manganelli usati dai poliziotti usati per immobilizzare e far letteralmente vomitare i criminali, diventano gli «sfolla-rigetto». Discutibile invece la traduzione letterale dell’espressione «to get haloed” con «essere aureolato», che significa essere immobilizzati dalla polizia tramite una sorta di cuffia che fa entrare i criminali in uno stato vegetativo. Se il verbo inglese «to halo», usato anche nel campo dei videogiochi, seppur desueto, si adatta abbastanza bene all’ambientazione del film, il verbo «aureolare», in questo ambito sembra un po’ fuori luogo.
Tuttavia si può dire che in generale sia stato fatto un ottimo lavoro di adattamento, poiché i dialoghi dell’edizione italiana mantengono i ritmi serrati di quella originale e sono altrettanto credibili e ben strutturati. Alcuni riferimenti troppo specifici alla cultura americana sono stati giustamente omessi, poiché di non immediata comprensione da parte di un pubblico italiano. Sono un esempio la famosa compagnia di elettrodomestici americana “RadioShack” ed il seminario californiano “Fuller”. L’unica pecca che è possibile attribuire all’edizione italiana, è la presenza di espressioni che ricalcano troppo l’inglese, dovuti al fatto che il dialoghista ha voluto attenersi fedelmente alla sceneggiatura originale o semplicemente a motivi tecnici legati al doppiaggio.
Un esempio palese è presente nella scena in cui Tom Cruise sta per essere arrestato da un suo collega, che per convincerlo a non scappare, gli dice «it shouldn’t have to be like this» tradotto alla lettera con «non dev’essere così». Considerando che il volto dell’attore che recita questa battuta non viene inquadrato, si sarebbero potute trovare soluzioni molto più plausibili e meno letterali (ad es. «vedrai che tutto si sistema»).
Per quanto riguarda la scelta delle voci ed il doppiaggio di questo film, curato da grandi professionisti quali Marco Mete (direttore del doppiaggio), Roberto Chevalier, Fabio Boccanera, Gianni Musy e Roberto Pedicini, il giudizio resta positivo. Tutti i personaggi hanno una voce che si adatta perfettamente al ruolo che rivestono. La recitazione, persino quella dei personaggi secondari, è impeccabile, poiché rispecchia fedelmente il carattere dei personaggi. Ad esempio, la voce altalenante e a tratti schizofrenica della guardia carceraria (che compare solo in due scene) viene riprodotta abilmente anche nella versione italiana. Un merito particolare va riconosciuto ad Ilaria Stagni, che ha conferito al personaggio della pre-cog Agatha una voce sommessa, insicura, a tratti perfino surreale, che caratterizza il personaggio anche nella versione originale. Per non parlare dell’urlo («Scappa») lungo più di dieci secondi che Agatha lancia all’arrivo della polizia. Davvero una prestazione impeccabile.
Nunzio Scalcione
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