Recensioni
Reviews
Scheda
Sceneggiatura:
Dustin Lance Black
Regia:
Clint Eastwood
Prodotto da:
CLINT EASTWOOD, BRIAN GRAZER, RON HOWARD, ROBERT LORENZ PER MALPASO PRODUCTIONS
Distribuito da:
Warner Bros. Italia
Edizione italiana:
CDC SEFIT GROUP
Dialoghi italiani:
FILIPPO OTTONI
Direttore del Doppiaggio:
FILIPPO OTTONI
Assistente al doppiaggio:
ANTONELLA BARTOLOMEI
Fonico di doppiaggio:
STEFANO SALA
Fonico di mix:
ALESSANDRO CHECCACCI
Voci:
Leonardo DiCaprio:
Francesco Pezzulli
Armie Hammer:
Gianfranco Miranda
Naomi Watts:
Barbara De Bortoli
Judi Dench:
Marzia Ubaldi
Josh Lucas:
Vittorio De Angelis
Jeffrey Donovan:
Massimo De Ambrosis
Ed Westwick:
Davide Perino
Christian Clemenson:
Roberto Chevalier
Stephen Root:
Roberto Draghetti
Denis O'Hare:
Oliviero Dinelli
Lea Thompson:
Elettra Bisetti
Geoff Pierson:
Franco Zucca
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dialoghi italiani |
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direzione del doppiaggio |
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Sono stato molto combattuto nelle ultime settimane: scrivere o no due righe su questo adattamento? Per amore di verità, serietà, professionalità, non mi posso esimere dal farlo, ma vi assicuro: quanto esporrò è stato molto ponderato e soprattutto molto sofferto.
Il film, di per sé, non è un capolavoro, pecca di approfondimento di almeno uno dei temi che vengono solo accennati: dal rapporto con la mamma all’omosessualità negata a tutti i costi, al “terrore” che suscitavano i “comunisti bolscevichi”, al puro e semplice racconto aneddotico degli avvenimenti biografici.
Insomma, una delusione, resa cocente dalle grandi aspettative che accompagnano ogni film in cui è coinvolto Clint Eastwood, resa ancor più dolorosa dalla scoperta dei responsabili dell’edizione italiana nei titoli di coda.
Errori da dilettante, errori imperdonabili a uno dei migliori professionisti italiani, che abbiamo stimato per la preparazione, la professionalità, la cura nel gestire gli adattamenti più complessi e la capacità nel prendere la decisione migliore sia in termini di puro adattamento sia in termini di convenienze non solo linguistiche ma anche strutturali.
Vengo al dunque, citando solo i più clamorosi.
Gli errori puri:
• «laureato in inglese»;
• «la signora Roosvelt faceva sesso» (abominio per le mie orecchie);
• «miss Gandy» rimane «miss» sempre, anche se tutti gli altri (i «mister») saranno «il signor» o «l’agente»;
• «io voglio che lei diventi il direttore pro tempore del bureau of investigation»: per tutta la durata del film l’ufficio viene chiamato così, «bureau»; ho smesso di contare alla settima volta sperando di soffrirne meno.
I filmati metacinematografici: udiamo la voce vera di Martin Luther King, le pubblicità sono in inglese, i film sono in inglese, la voce di Edgar è doppiata.
Con la direzione non è andata meglio.
Pezzulli rende l’Edgar vecchio in modo sconnesso: il film inizia proprio con la sua voce fuori campo e siamo portati a pensare che sia adirato per qualcosa, poi scopriamo che sta solo dettando le sue memorie; perché forzare così? La voce di un vecchio non è necessariamente così artificiosa, è solo la voce di un vecchio. Tra l’altro, nella scena in cui piange (da vecchio) ha la voce dell’Edgar giovane. Pensavano che non ce ne saremmo accorti?
E poi la pronuncia di Smith: si forza tanto, troppo, il th, ma non sempre, a seconda di…di che?
Ci troviamo di fronte a una grave mancanza di rispetto da parte di chi in prima persona si è sempre impegnato a offrire opere di alto livello; la sciatteria con cui è stato svolto questo lavoro è inammissibile in professionisti di tale levatura: così si offre il fianco a chi disprezza l’opera di adattamento e doppiaggio; si autorizza la trascuratezza e si dà un pessimo esempio a chi si accinge ad inserirsi in questo mondo, insomma si perde l’autorevolezza che discende spontaneamente dalla competenza.
Arturo Pennazzi
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